La faccenda si ripeteva ogni tre o quattro
giorni, Anna non riusciva a rinunciare alle visite alla dimora dei due
vecchietti, che si chiamavano Ferdinando e Maria. Oltre ai gattini c’era anche
la chioccia, che se veniva chiamata con dei dolci: “Piu, piu”, veniva fuori
nella piazza con tutto il suo seguito di pulcini, bianchi, gialli e rossicci.
Per la bambina era il massimo del godimento.
Maria, vendendo il latte delle capre e
coltivando un piccolo orto riusciva malamente a sbarcare il lunario: era
proprio al limite della sopravvivenza. Gli organi del paese preposti
all’assistenza inspiegabilmente ignoravano i due, anche se le loro richieste di
aiuto erano arrivate a destinazione. A parere della vecchia signora, chi di
dovere, non teneva conto delle loro condizioni. Fu per questo motivo che Anna insieme
a buona parte dei vicini, si trovò spettatrice di una curiosa scena.
Essendo in corso le elezioni per il
rinnovo del consiglio comunale, i muri delle case del paese erano tappezzati
dai manifesti di propaganda. Anna si divertiva a sillabare i nomi dei partiti e
dei candidati, per i quali i parenti facevano opera di convincimento presso i
cittadini esortandoli a votare per i loro congiunti, e non si fermavano nemmeno
di fronte alla malattia di Ferdinando. Alcuni di loro arrivavano con la
vettura, e gli offrivano un passaggio fino alla sezione di voto. I vicini di
casa liberi dal lavoro, in quella giornata festiva, ascoltavano divertiti
l’esito delle sorprendenti visite.
Anche Francesca e Piero tendevano
l’orecchio attentamente per udire ciò che la vecchia diceva a quei signori e
ridevano a crepapelle. Anna volle vedere da vicino ciò che accadeva e prese comodamente
posto sul carro. Sembrava che i ricevimenti dei due vecchi fossero terminati e
Maria si apprestava a preparare la cena, quando di fianco al carro, si fermò
ancora una volta un’automobile.
Erano in pochi in paese a possederne una e
quindi si poteva capire che i due, quel giorno, avevano altri ospiti di
riguardo. Scese dall’automezzo, con grande sorpresa di tutti, una signora
impellicciata, che stando attenta a non infilare i tacchetti delle eleganti
scarpette fra i ciottoli della piazza, si avvicinò alla cucina con un fazzoletto profumato orlato di pizzo
premuto sul naso, nell’inutile intento di evitare di inalare il tanfo che
usciva da quell’ambiente abitato contemporaneamente da persone e animali. Rivolgendosi
a Maria con voce mielosa, indicava ora il vecchio Ferdinando, ora l’automobile.
Anna trasalì quando la voce adirata della
vecchia si levò altissima, e dopo una serie di brutte imprecazioni incitò la
cagna a mordere quella distinta signora che piuttosto spaventata sembrava
piantata nel terreno con i suoi tacchi a spillo.
Costei non riuscendo a muoversi stava lì incredula
con gli occhi e la bocca spalancati, mentre Marchesa digrignando i denti le
piroettava attorno, annusando minacciosamente l’orlo della pelliccia. Il
compagno della donna sceso intanto dal posto di guida, con uno strattone trasse
verso di sé la malcapitata spingendola con polso deciso dentro la macchina.
Chiuse repentinamente lo sportello e si mise a sua volta in salvo partendo,
come si può capire, in gran fretta e senza salutare.
Il
brano è tratto da “Anna nel paese dell’anima,” di Agostina Usai, Sa Babbaiola
Edizioni, anno 2021
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