Da
un po' di tempo, dopo il lavoro, aveva preso la consuetudine di attardarsi con alcune
amiche a passeggiare lungo il corso del paese. Era piacevole percorrerlo la
sera, con le sue vetrine illuminate dava un senso di vivace allegria,
ma alla ragazza e alle sue amiche, così come a molte altre giovani
del paese, oltre alle esposizioni interessava squadrare i ragazzi. Anche
costoro formando dei gruppi passeggiavano e osservavano indirizzando occhiate
di fuoco verso le ragazze, sperando così di produrre scintille.
Le
regole, come più volte detto, non permettevano altro, solo occhiate e piccole
frasi che assumevano importanza vitale, per questo bisognava stare attenti a
non provocare con lo sguardo possibili illusioni. Bastava un sorriso, una frase
gentile, per dare il via a grandi speranze di vita a due, così come bastava poi
uno sguardo di noncuranza per spegnere grandi incendi.
Assurdamente,
era proibito in modo assoluto perdere l’autocontrollo. Ad Anna non interessava
nessuno in particolare, le numerose occhiate scivolavano su di lei senza
lasciare traccia, come fa l’acqua pura del ruscello sui sassi che si
lascia dietro.
Una
volta un bel giovane biondo educatamente le chiese di fare un giro nel corso
insieme a lui, e lei accettò. Risero e scherzarono tutto il tempo, ma
appena si accorse che il ragazzo aveva intenzione di rinnovare il giro,
si congedò; al leggero disappunto che gli notò sul viso si convinse di aver
fatto la cosa migliore, e s’impegnò a non accettare più inviti perché non
voleva ferire nessuno, e non intendeva impegnarsi, almeno per un po' di tempo
ancora.
Ormai
da tempo non provava più quella fastidiosa sensazione di disagio che
l’attanagliava quando un ragazzo si prendeva licenza di osservarla, aveva
capito che sceglievano in due perché se l’uomo per primo indirizzava uno
sguardo, era poi la donna a decidere se accettarlo e ricambiare.
Collezionare
frasi gentili senza più arrossire, rendersi conto del proprio valore misurando
nella passerella del corso del paese l’apprezzamento dimostrato dagli altri,
portava la giovane a un appagamento quasi totale.
Anna
fantasticava su un probabile matrimonio a volte con Tizio, a volte con Caio,
sempre senza far trasparire nulla di quello che le passava per la mente. Guardava
la persona che in quel momento le interessava con una tale indifferenza che
anche se la incontrava per strada, sembrava che fosse lontanissima, e non c’era
fuoco fosse pure quello di un vulcano che potesse sprigionare scintille.
Il brano
è tratto da “Anna nel paese dell’anima,” di Agostina Usai, Sa Babbaiola
Edizioni, anno 2021
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